UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Maurizio Mottolese

Relazione
LA "PAROLA-SCRITTURA" NEL PENSIERO E NELL'ESPERIENZA DEL GIUDAISMO RABBINICO
22 Luglio 2009

Relazione

LA "PAROLA-SCRITTURA" NEL PENSIERO E NELL'ESPERIENZA DEL GIUDAISMO RABBINICO

Non si possono nutrire dubbi sulla centralità della Scrittura all’interno del mondo ebraico: la Parola-Scrittura (non a caso userò questo doppio termine) rappresenta il fulcro permanente del pensiero e dell’esperienza del popolo d’Israele. D’altra parte questa centralità deve essere analizzata con cura, per capire tutte le sue sfumature complesse nelle varie fasi e correnti del pensiero ebraico, e le sue implicazioni ad ogni livello. In questa sede, ci concentreremo su alcuni aspetti fondamentali del tema all’interno della cultura del cosiddetto ‘giudaismo rabbinico’.

1. Conviene partire da un’affermazione piuttosto famosa della letteratura rabbinica, tratta da quella raccolta fondamentale di detti dei Maestri del rabbinismo che va sotto il nome di Pirqei Avot, una raccolta in qualche modo allegata alla Mishnah e quindi contenuta nel Talmud. A proposito della Scrittura si dice: “Voltala e rivoltala, poiché tutto è in essa. Rimirala, invecchia e consumatici sopra. Non te ne allontanare mai, poiché non vi è per te parte migliore di essa”.1 Detto breve e semplice in apparenza: in realtà, come in molti aforismi rabbinici, traspare una grande densità di significato (enigmatico è persino il nome dell’autore: Ben Bag Bag, un rabbino di incerta identificazione, a cui viene attribuito forse uno pseudonimo simbolico)... (Testo Completo)