Questa che ho citato è linizio della Preghiera del sacerdote la domenica sera, di Michel Quoist, un libro di preghiere di moda negli anni Sessanta, nei miei primi anni di Ordinazione presbiterale. Diventato poi parroco, al termine della giornata domenicale, la mia preghiera era però un'altra. Chiudevo la faticosa giornata domenicale dicendomi, rientrando finalmente in casa: Solo
meno male che finalmente sono solo e posso tirare il fiato.
La domenica, non solo per il parroco, ma anche per la vita della parrocchia era un giorno di superlavoro. Per certi aspetti lo è ancora oggi, ma oggi abbiamo coscienza che qualcosa sta cambiando. Sta cambiando il rapporto parrocchia e territorio. Una volta era il territorio ad appartenere alla parrocchia, perché tutta la vita si svolgeva come allombra del campanile: la nascita in casa, la scuola dei piccoli, il lavoro dei campi, la malattia e la stessa morte. Anche la festa - non si parlava di tempo libero - apparteneva alla parrocchia. Oggi non è più così.
Sono note le difficoltà sociali e culturali per una esperienza viva della domenica nelle nostre comunità parrocchiali: la questione della mobilità, il pendolarismo, il turnover lavorativo, lattività sportiva, il divertimento giovanile
Sono fenomeni che portano spesso le persone a vivere fuori parrocchia diversi momenti della loro esistenza quotidiana, festa compresa. Non è più il territorio che appartiene alla parrocchia, ma la parrocchia che appartiene al territorio, ed è chiamata perciò a leggerne i cambiamenti e a interpretarne i bisogni...